È stato lanciato oggi il sito di Prada che mostra la Corporate Social Responsability del gruppo illustrandola con atti concreti – perché le conferenze e i dibattiti non hanno mai mosso una foglia . Se andate alla pagina TERRITORIO potete dare un’occhiata alla nuova sede di Valvigna (Arezzo), progettata dall’architetto Guido Canali, ma soprattutto a come vengono presentate le architetture in un auspicato e ricercato equilibrio con la natura, i cosiddetti giardini involontari di Prada: e finalmente si vedono i nomi delle specie utilizzate! C’è qualche imprecisione qua e là, ma l’importante è che si cominci l’opera di alfabetizzazione verde.
Yearly Archive for 2015
Ogni tanto facendo lo slalom in rete si incontrano siti interessanti, e io mi sento proprio grata che esista internet e desiderosa di condividere. Soprattutto penso sia un mezzo potentissimo per parlare e trovare notizie su argomenti che coinvolgono meno persone rispetto alla pastasciutta – ciò detto, a me la pastasciutta piace molto. E poi chissà, magari un giorno andremo di moda anche noi impallinati con le piante e ci saranno siti con milioni di visite e agli orti botanici si entrerà solo con prenotazione di mesi e mesi prima; sarebbe bello e io voglio crederci.
Ci penso da un po’ e ancora di più mi è balzato agli occhi durante la serata A.Di.P.A.: perché non ci impegnamo tutti a fare proselitismo verde? Alla fine ci si trova sempre a parlare tra simili: io certo non dovevo convincere nessuno ad amare e conoscere le piante, i soci A.Di.P.A. sono bravissimi e ne sanno più di me. Per carità, è bello condividere, ma adesso abbiamo bisogno di crescere di numero. Semplicemente perché il posto dove viviamo sia accogliente, pulito, amato e curato, e più le persone conoscono la natura, più saranno rispettose e attente, anche capaci di opporsi con forza ad alcune pratiche considerate di prassi e mai messe in discussione (penso alle capitozzature, all’uso dei pesticidi un tanto al chilo, etc… ). Dovrebbe nascere la campagna “Porta con te un amico che non ne sa niente”: ad una mostra mercato, all’orto botanico, a rinvasare le orchidee, a dividere i mughetti, a seminare le zinnie, a cogliere i pomodori, quello che state facendo al momento. Amici, andiamo e moltiplicatevi!
Nella fattispecie, stavamo parlando di internet e siti interessanti. C’è il Catalogue of Life, un database online che raccoglie, con grande accuratezza scientifica, un’infinità di specie animali, vegetali e non solo. Voi inserite il nome (anche comune) nella stringa di ricerca e vi saltano fuori parecchie caratteristiche – ad esempio il luogo d’origine, che è sempre molto utile ai fini della coltivazione.
Oppure c’è la Lista rossa delle specie in pericolo di estinzione grazie alla quale conosciamo piante e animali che hanno difficoltà a sopravvivere nel proprio habitat – avreste mai detto che l’Armeria pseudarmeria fosse endangered?
Per ciò che riguarda la serata verde dell’A.Di.P.A. di giovedì 26 novembre alle 21, vorrei partire dalla ricerca della RHS “Plants for Bugs” che ho letto sul numero di settembre di The Garden e ho poi approfondito online; sarà solo lo spunto (e come tale sarà breve) per introdurre alcune piante che coltivo o ho coltivato negli anni, alcune autoctone altre ornamentali, e che meglio di altre (a mio parere) si inseriscono nella natura. In questo mi sta aiutando anche Gardens Illustrated di ottobre e la mitica Sarah Price
introducing wild species into your planting scheme can bring a natural beauty, as well as having ecological benefits
E la ricerca continua!
Dimenticavo: sto sistemando alcuni semi che ho raccolto fra l’estate e l’autunno, se faccio in tempo porto qualche bustina.
Ho visto che questi incontri iniziano alle 9 precise e le persone sono molto puntuali. Molto bene.
Come sapete tutti, A.Di.P.A. è l’acronimo di “associazione per la diffusione di piante fra amatori” ed è nata all’Orto Botanico di Lucca nel 1987 – trovate una breve descrizione nel sito dall’Opera delle Mura e un elenco delle sedi distaccate con i recapiti utili per avere informazioni dirette, nel sito stesso dell’associazione. Dobbiamo all’A.Di.P.A. l’invenzione e la creazione di Murabilia, la mostra-mercato dedicata al giardinaggio di qualità che ogni settembre ha luogo sulle mura – qui una breve storia della nascita e della successiva evoluzione.
E questa è l’immagine del catalogo di Murabilia 2004, la prima a cui ho partecipato!
Questa sera alle ore 21 presso il complesso di San Micheletto, Ilaria del Prete parlerà delle proprietà terapeutiche e cosmetiche del Ginkgo biloba, mentre giovedì 26 novembre (stessa ora stesso posto) ci sarò io. Argomento? Ci sto lavorando in questi giorni, appena il materiale avrà preso una forma decente, ne scriverò qui.
Grazie all’A.Di.P.A. per l’invito e grazie a chiunque ci sarà!
Dal sito FUROSHIKI, un modo ganzo di portare i fiori:
Sul sito trovate anche molte tecniche per fare delle borse e dei portaoggetti con un semplice pezzo di stoffa quadrato. Pensateci quando venite alle mostre!
Avevo già parlato di Saipua e di Worlds End Farm. Soprattutto ero molto stupita di essermi appassionata a un modo di gestire i fiori che di solito mi lascia indifferente quando non contrariata: la composizione di fiori recisi è una pratica spesso così artificiosa da diventare molesta. Ma quando si sa fare, che gioia! È un po’ come dell’aria fresca che entra in casa in una giornata opprimente.
A luglio mi è capitato di fare dei mazzolini per un’amica sposa, due bambine e quello che ho chiamato bouquet virile – sì, perché ho pensato fosse giusto addobbare anche le mani del povero sposo e siccome si tratta di persone spiritose la mia idea è stata accolta. Ho fatto molte prove, soprattutto per testare la resistenza dei fiori, delle foglie e delle spighe: coglievo e mettevo nell’acqua e verificavo che tutto rimanesse bello fresco almeno un giorno e una notte (questa lunga estate calda ha fatto lo stesso con noi, molte prove di resistenza fisica). Il giorno del matrimonio però ho voluto fare tutto in fretta, non ho composto niente in anticipo perché volevo che tutto fosse molto naturale, poco pensato, estemporaneo e veloce. Alla fine ero abbastanza soddisfatta – non ho immagini, per il momento.
Tutto questo per dire che ho scoperto le composizioni di fiori di Fox Fodder Farm e sono bellissime! Guardate anche le foto su Instagram, si impara un sacco e si educa il gusto ad accostamenti imprevisti ma molto spontanei, proprio come in natura.
So che con l’autunno scatta la commozione e dovrei forse proporre fotografie di struggimento: foglie che virano al rosso rugginoso, bacche che racchiudono segreti, castagne pungenti, funghi, atmosfere boschive e tutta la retorica sia in immagini che in rievocazioni poetiche. Però, appunto, molto spesso è mestiere e non riesce più a comunicare niente a parte una blanda condivisione, un sentimento generico.
La verità, per me, è che mi accorgo che è arrivato davvero l’autunno quando il mio olio di cocco diventa burro. Prendo la boccetta, svito e rovescio nelle mani ma non esce niente; è un attimo.
Posso aver visto mille foglie rosse, cento petali che cadono, ma la vera prova che è arrivato l’autunno è solo nella mia boccetta di olio di cocco.
Mi spiace dirlo perché apprezzo molto sia Kate Winslet che Alan Rickman, ma è davvero un brutto film. Io ne sono rimasta delusa sotto ogni punto di vista, sia come film in sé che nello svolgimento di un tema e nella trattazione di un argomento in parte conosciuto.
Non capisco perché si vedano pochi Vitex nei giardini: piante con un’ottima resistenza al caldo, una fioritura generosissima (questa è solo la prima, si ripeterà abbondantemente all’inizio dell’autunno) che anche quando è passata rimane gradevole coi suoi grappoli eretti di piccole bacche, frequentate dagli insetti, con fiori profumati, foglie aromatiche e non accenno alle qualità estetiche perché sono evidenti.
Qui la vedete a terra in vivaio, è una pianta di tre anni alta circa 230 cm e ampia 260. Non l’ho mai davvero potata, ho solo spuntato (a marzo inoltrato, per non dire aprile; rivegeta molto tardi in primavera, quindi attenzione a non compostarla affrettatamente!) alcune cime dei rami che uscivano dal (mio) perimetro ideale. Tende a crescere ancora per assestarsi su un’altezza di 4 metri; non ho ancora deciso se la lascerò arrivare a tanto, mi piace così, quindi continuerò l’attività di cesoie.
Lì accanto c’è una giovanissima Akebia quinata che dovrebbe coprire la pergolina in fondo alla serra, e sotto un cespo di Erigeron karvinskianus che è così bello, abbondante e fiorito da aprile a novembre compresi – se trovate una piantina di Erigeron in un vaso acquistato è un suo omaggio (gradito?).
È vero, si tratta di un grande classico dei giardini e della fotografia, ma ci sono tante piccole e grandi differenze nell’aspetto dell’E. purpurea e della tennesseensis: la prima ha fiori più grandi e un vistoso cono centrale in rilievo, i petali sono scesi e le foglie medie, la seconda ha fiori più piccoli con petali che invece di tendere verso il basso si alzano, le foglie poi sono lunghe e lineari, con nervature molto evidenti; il portamento è assai diverso, questa arriva al massimo a un’altezza di 60 cm e forma un piccolo cespuglio morbido in movimento, la purpurea è più rigida e adatta anche a composizioni invernali.
Non so se vi è mai capitato di vedere i viaggi e le mangiate di Anthony Bourdain – tranquilli, non voglio virare il blog verso la cucina, non ho ricette in serbo – su LaEffe TV, a me ogni tanto capita e già solo vedere il suo faccione mi mette appetito (quanto l’ho invidiato quando era a Tangeri).
Nell’ultima puntata che ho visto era a Copenhagen dallo chef René Redzepi – di cui io ho saputo l’esistenza solo allora, sono completamente ignorante sull’argomento – che ho scoperto essere una specie di animale da pascolo, scopritore di erbe, alghe, licheni e cose vegetali curiose. Inutile dire che mi è piaciuto un sacco e che da allora guardo con occhi diversi qualsiasi piantina capiti a tiro (e me ne capitano parecchie!).
… e la trovarono stecchita, ma apparentemente soddisfatta.
Oggi in vivaio
Nelle foto potete distinguere: la spiga porpora del Teucrium hircanicum, la margherite giallo limone Coreopsis verticillata ‘Moonbeam’, la foglia scura dell’Eupatorium rugosum ‘Chocolate’, il verde (a sinistra) delle foglie dell’Amsonia illustris, il verde (a destra) dell’Helianthus mollis, lo stelo alto della Verbena bonariensis, il verde arricciato dell’Achillea millefolium ‘Cerise Queen’ (per solutori più che abili: è nascosta in un angolino).
Ho già manifestato stima nei confronti di Noel Kingsbury, che leggo sempre volentieri, soprattutto quando riesce a stanare Piet Oudolf. Ora ho scoperto (grazie a The Garden di aprile) che accanto alla sua casa nell’Herefordshire – con un grande giardino nel quale Noel coltiva, sperimenta e studia la coesistenza/competizione delle erbacee perenni sia spontanee che create per il giardino – gestisce un b&b: The Pavillion.
Mi raccomando, se andate a trovarlo portategli i miei saluti!
No, non è una nuova specie, è una delle mie piante preferite, quindi è superstar ai miei occhi: vorrei vederla ovunque. La bellezza delicata della foglia, gli steli rossi, i fiori a stella spettinata che quando appassiscono semplicemente volano via, c’è di che preferirla! E soprattutto viene bene anche qui da noi, estate implacabile compresa, messa a mezz’ombra se la cava egregiamente.
Una sola richiesta, cara Gillenia: cerca di aumentare la germinabilità dei tuoi semi.
È inutile, a me le buddleje piacciono: diventano grandi, a momenti in stagione anche sgraziate, però sono così generose e profumate. Amatissime non solo dalle farfalle, ma anche dalle api e (non dovrei dirlo) dalle formiche (don’t worry, quelle a vegetazione invernale, che hanno fiori dolci, cerosi e spandono profumo tipo bomboletta).
Questa in particolare diventa molto grande e ha una fioritura, pur bellissima (quasi arcaica, sia per colore che per forma), abbastanza limitata nel tempo, quindi inadatta ai piccoli giardini, ma da naturalizzare nei luoghi aperti, in libertà.
La differenza principale fra le tre Amsonia che coltivo in vivaio è nella dimensione delle foglie; come si vede bene dalla foto, da sinistra ci sono la illustris, la tabernaemontana e la hubrichtii. Tutte cambiano colore in autunno, quella forse più spettacolare è la hubrichtii che diventa d’oro (anche le altre, però perdono prima il fogliame) per un lungo periodo di tempo.