Yearly Archive for 2012

fiamma alta forever

Che poi si fa presto a dire ambiente, natura, paesaggio… io quando accendo il camino disbosco un’area pari all’estensione del Canton Ticino. È che il fuoco dev’essere sempre allegro e vivace, mica il triste ciocco fisso!

Avete mai buttato le foglie di alloro (Laurus nobilis) sul fuoco? Fanno un crepitio celestiale. Funziona anche con l’agrifoglio (Ilex aquifolium).

idee imprenditoriali


È buffa questa immagine fuoriscala, così potrebbe essere anche una tazza da tè.
Poi la vediamo così

e tutto torna alle giuste proporzioni. A me fa venire in mente le vignette della Settimana Enigmistica dove c’era sempre un esploratore un po’ scemo dentro un calderone sul fuoco con la tribù di cannibali che gli passano una carota per insaporire il (suo) brodo; chissà se le risate a denti stretti hanno ancora un pubblico (vivente, intendo).
Al momento non riesco a immaginare niente di più piacevole di un bel bagno caldo all’aperto. La temperatura è ancora mite, è tutto verde e rigoglioso e con una evidente spinta a godere gli ultimi favori di ciascuna giornata: ci si aggrappa, ostinati, a ogni minuto in meno di luce. E c’è anche il senso di libertà che dà l’uso del fuoco invece della corrente elettrica; essere svincolati dal posto, poter di volta in volta farci un brodino umano sulla spiaggia d’inverno, in una radura del bosco, su un prato, dove ci pare.

E in Inghilterra hanno pensato a questo servizio e offrono in affitto sia vasche da bagno che saune con riscaldamento a legna – forniscono anche quella.

E nonostante io non abbia mai in simpatia i messaggi edificanti, soprattutto se rivolti ai giovani, mi sento di promuovere il grande divertimento dello stare fuori a far casino con acqua e fuoco: we believe that every minute spent actively in the fresh air, away from tv-screens and computers, heightens our environmental sensitivity – especially that of young people.

Abstract Gardening

Per un caso fortuito e davvero fortunato mi sono virtualmente imbattuta in Marjolijn De Wit, un’artista che mi piace. È olandese e l’anno scorso ha esposto alla Otto Zoo, una galleria d’arte contemporanea aperta a Milano nel gennaio 2008 da Francesca Guerrizio e Maurizio Azzali.
La personale si chiamava Abstract Gardening

ne copio qui il comunicato stampa – ben fatto, leggibile e chiaro:

La mostra si focalizza su un tema centrale nel lavoro di De Wit: l’intervento dell’uomo sulla natura che è divenuto ormai così globale da influenzare la nostra percezione, fino a far quasi scomparire il confine tra il naturale e l’artificiale.

La natura attraversata dall’uomo è una metafora edulcorata nei parchi e nelle riserve naturali, commercializzata negli eco-shop e nei resort, servita in piccole dosi sulle terrazze e negli appartamenti cittadini, resa mediatica dalle finte scenografie televisive. Questi sono gli scenari da cui l’artista è attratta e attraverso i quali – estrapolando gli elementi organici e artificiali dal loro contesto originario – esplora il rapporto tra la pittura figurativa e astratta.

De Wit realizza infatti grandi tele, gouache, serigrafie, collage e lavori tridimensionali, interessata principalmente ad una natura deformata, eccessiva, stremata al limite del grottesco, dove l’elemento astratto rende più vitali e ironiche le sue immagini.

L’installazione Abstract Gardening raggruppa una serie di lavori che prendono spunto dall’arte del giardinaggio, dagli strumenti e dalle tecniche impiegate. In mostra grandi tele ad olio, piccole gouache, serigrafie, collage e sculture di ceramica spesso usata insieme ad altri materiali come plastica e alghe essicate. I soggetti sono boschi metafisici, nature morte formate da strutture molecolari, barriere coralline artificiali. De Wit è attratta da tutto ciò che è in between, dalle fasi di transizione di questi processi che diventano nelle sue opere paesaggi indefiniti nei quali l’artista può inoltrarsi liberamente. Nel suo lavoro è assente un atteggiamento moralistico nei confronti delle ripercussioni ambientali di questa continua prevaricazione umana sulla natura, ma è latente l’assunto che non esiste più un’idea di natura pura e incontaminata, con tutte le conseguenze che questo comporta.

Qui c’è il testo di uno scrittore e critico d’arte olandese; apprezzo il desiderio vero di spiegare, con un linguaggio che cerca di rendere piano e comprensibile il lavoro artistico, senza cadere nell’inutile, insopportabile e spesso ridicola retorica narcisistica di settore. Ma più che leggere, è importante vedere le opere, anche nel limite obbligato di una fotografia.
Purtroppo la mostra è conclusa, ma non dispero di riuscire a vedere le opere dal vivo chissà dove chissà quando.

e manca poco a Natale, se voleste regalarmi un Marjolijn De Wit ;)

nuvola rosa

Siccome la mia incapacità di fare foto è conclamata, penso mi possiate credere quando dico che l’infiorescenza della Muhlenbergia capillaris ha un colore DAVVERO sbalorditivo e non per merito di Photoshop. E qui vi agevolo un’immagine presa oggi:

Muhlenbergia capillaris - 3 ottobre 2012

Muhlenbergia capillaris - 3 ottobre 2012

Non c’è trucco, non c’è inganno!

after Murabilia 2012

È solo il martedì dopo Murabilia e mi vengono un sacco di pensieri. Niente sulla fiera in sé, che è stata la solita, per me. Non ho grandi appunti, tranne piccole pulci che non ho neanche voglia di tirare fuori: sono le solite cose di logistica spicciola, le carrette, i cartelli, i percorsi – mi annoio anche solo a pensarci. Solo una cosa: perché le conferenze tutte in orario mercato?
[Spiegone per i poco pratici = se le conferenze sono in orario fiera, è difficile che chi è fisso al proprio stand si possa muovere e parteciparvi; allo stesso modo il pubblico è poco propenso a interrompere il giro di acquisti e meraviglia botanica.]
Ne riporto una parte:

Venerdì 7 settembre
ore 18.00 – Aloe. Dall’Africa a Boccanegra, Ursula Drioli Salghetti

Sabato 8 settembre
ore 11.30 – Adipa 25 anni e non li dimostra, Pasquale Naccarati, Angelo Lippi
ore 15.00 – Giardinaggio Italia/Gran Bretagna: due realtà a confronto, Christopher Brickell, Roy Lancaster, Jim Jermyn, Alison Jermyn, Carlo Pagani, Maurizio Usai. Coordina Guido Piacenza
ore 17.45 – Diario di un cacciatore di piante dei nostri tempi: viaggio in Korea, Bleddyn Wynn-Jones (Crûg Farm Plants)

Domenica 9 settembre
ore 11.00 – Trekking botanico in Nepal, Michel Lumen (Lumen Plantes Vivaces)

ce ne sono almeno un paio a cui avrei partecipato volentieri – nella fattispecie quella di sabato alle tre del pomeriggio, per non essere vaga. E naturalmente non sono l’unica, di sicuro condivido l’interesse con alcuni colleghi e parte del pubblico. Perché non si sposta almeno un evento al di fuori dell’orario della mostra, magari quello che si pensa possa coinvolgere più persone, magari quello che può suscitare un dibattito vero?

Perché alla fine mi sembra di notare che la produzione e il mercato di piante insolite (“speciali”, come dicono a Masino, con un’espressione felice) in Italia sia sempre più risicato, che si facciano sempre i soliti discorsi fino allo sfinimento, che le facce siano sempre quelle, al limite un po’ invecchiate (io per prima), che la passione vada bene come spunto iniziale ma non possa essere un surrogato della capacità (parlo dell’ambito lavorativo). Avevo scritto una cosa a questo proposito in una email che per l’occasione riesumerò dalla memoria del computer:

ho l’impressione che un vivaismo sano e maturo si nutra prima di tutto di professionalità e grandi numeri. È un vivaismo diffuso, capillare, di qualità, attento, professionale, che accontenta tutti non perché si piega alla maggioranza, ma perché ha così tante sfaccettature che ogni esigenza è corrisposta nel concreto. E ogni cosa è necessaria perché tutto l’insieme funzioni, servono e lavorano sia le grandi aziende generaliste che le piccolissime di nicchia, ma senza un’assurda gerarchia di buoni e cattivi, conta la qualità, e la qualità dovrebbe essere ovunque, nel piccolo come nel grande. Penso ad esempio al mercato musicale dove esistono e coesistono il mainstream e il mercato indie, oppure il cinema da multisala e d’essai; e le categorie non sono così separate: chi non ha avuto esperienza di orribili e pretenziosi film di nicchia e invece ottime commedie da botteghino? I livelli, in qualche modo, comunicano e si vitalizzano l’un l’altro. Perché nel grande sta il piccolo, per legge di natura. Un manipolo di adepti alimenta un rivolo troppo scarso che rischia di scomparire dietro ogni curva.

(Santocielo, come sono pomposa quando scrivo le email! portate pazienza.)
E questo stato di cose, l’esiguità di domanda e offerta, immiserisce anche le persone, sono convinta, le spinge ad attaccarsi ancora di più al loro piccolo orto, piccolo vivaio, piccola esperienza, perdendo di vitalità e acquisendo cinismo con il passare del tempo.

Non so, a volte ho l’impressione che le mostre mercato di giardinaggio siano come le riserve in cui vive il panda gigante “nascosto tra il fitto fogliame della foresta, l’animale vive un’esistenza solitaria, incontrando i suoi simili solo occasionalmente” (dal sito del WWF)…

le lumache la sanno lunga

Ora che Murabilia ci parla anche attraverso Twitter, vengo a sapere che le foglie delle Hosta sono commestibili.

Qui trovate una ricetta.

a proposito di fiere

Finalmente ho aggiornato la pagina delle mostre mercato. La novità è che parteciperemo ad Harborea a Livorno, la festa dei giardini d’oltremare – una nota esotica molto persuasiva, direi. Il secondo cambiamento riguarda Murabilia e lo vedete bene dalla cartina:

i baluardi coinvolti saranno soltanto due (San Regolo e La Libertà), con la passeggiata di mura che li divide (o unisce, questo dipende dal bicchiere mezzo pieno/vuoto), il Giardino Botanico e la sortita Cairoli. Si tratta in parte di un ritorno al passato – e alla ragionevolezza: l’anno scorso siamo tutti impazziti per colpa dei quattro baluardi – e in parte di legare ciò che succede sulle mura al contesto della città – non è banale l’annessione della sortita che si trova a livello strada e facilita gli scambi sopra/sotto.
Vedremo, comunque a me già da ora sembra una cosa ganza.

verbasco bianco

Verbascum chaixii f. album 'Wedding Candles'

Verbascum chaixii f. album 'Wedding Candles'

GARDENS ILLUSTRATED dedica proprio al verbasco il plant profile di questo mese.
Ho avuto per anni un rapporto un po’ controverso coi Verbascum probabilmente a causa di una brutta esperienza giovanile (oddio, giovanile… ): li coltivai piena di entusiasmo e furono brutalmente devastati da un vermone nero, chi mi conosce lo sa – penso di averlo raccontato a tutti con dovizia di raccapriccio. Quest’anno mi son fatta coraggio e l’ho riseminato; c’era già nell’aria un’atmosfera propizia: dalla Semeria mi avevano mandato una bustina omaggio – il V. phoeniceum in colori misti dal bianco, rosa al viola intenso. Fra l’altro – che ci crediate o no, ma posso provarlo – fuori dall’ingresso del vivaio era nato un tassobarbasso che ne aveva generati altri quattro oltre la rete. Quando la vita chiama bisogna assecondarla, verbasco sia. Prima semina mercoledì 21 marzo, germinazione il 30 marzo, di venerdì; sabato 21 aprile stavo già ripicchettando le piantine.
Ora guardo i cataloghi di semi e mi pento di non averne presi di più!

Ecco cosa scrive Val Bourne per descrivere il verbasco bianco della foto:

Piccoli fiori bianchi con occhio centrale malva raccolti in strette infiorescenze. Si accompagna bene alle rose di colore scuro e alle tradizionali fioriture estive da bordura. Perenne (truly perennial) e grazioso.

Afferma inoltre che si tratta del verbasco più longevo (the longest lived of all). Parlando dei phoeniceum, dice che nel suo giardino ricompaiono ogni anno puntuali ad aprile, mentre nei terreni più pesanti tendono ad avere una vita più breve. Spesso tagliare le infiorescenze secche ne prolunga la gioventù.

nomina nuda tenemus

A fine giugno sono stata in gita a Roma con mio figlio; non abbiamo visto giardini, se non incidentalmente, abbiamo piuttosto assorbito un po’ di metropoli, di scavi sotto il sole, di vedute sopraelevate, di bocche della verità. Il giro classico, insomma, che deve essere fatto a una certa età – la sua, come io feci a suo tempo, adolescente.

Siamo stati anche alla Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo (Centro per la documentazione e la valorizzazione delle arti contemporanee) per riequilibrare la sovraesposizione all’arte antica inevitabile a Roma. Non voglio entrare nel merito delle collezioni, ma restare in tema vegetale; in particolare, nella Galleria 1, erano illustrati i cinque progetti finalisti (fra cui il vincitore) del concorso YAP (Young Architects Program) – il programma prevede che ogni anno uno studio di architettura emergente progetti un’installazione capace di offrire ai visitatori uno spazio per gli eventi estivi del museo e un luogo con “ombra, acqua e spazi per il relax” (dal sito). Tra questi Amazing Sun: Exploring the Sun di YellowOffice, uno studio di landscape design di Milano (informazioni che leggo sul loro sito). Niente da dire sul progetto, non è questo il punto, ma date un’occhiata all’elenco delle piante (che era esibito in forma di slide anche all’interno dell’esposizione) da utilizzare: la tassonomia è sballata. Ora, io non ho nessun titolo per insegnare niente a nessuno, tengo care le cose che so – semplici nozioni imparate negli anni di pratica più che di studio specifico – ma il MAXXI dispone di un comitato scientifico, di numerosi assistenti, di un organico numericamente consistente e senza dubbio preparato; perché questo svarione macroscopico? Se si utilizza una classificazione scientifica, soprattutto se si è uno studio di landscape design o una fondazione come il MAXXI, la precisione è d’obbligo, non si tratta di essere dei nerd della botanica.

Cortaderia selloana
Molinia caerulea subsp. arundinacea ‘Transparent’
Molinia caerulea ‘Moorhexe’
Cimicifuga (manca la specie)
Festuca mairei
Deschampsia cespitosa ‘Goldtau’
Persicaria amplexicaulis ‘Orangefield’
Eupatorium maculatum ‘Riesenschirm’
Anemone robustissima
Eupatorium rugosum ‘Chocolate’
Aster ‘Oktoberlicht’
Aster ?
Tricyrtis formosana ‘Purple Beauty’
Allium (manca la specie)
Salvia officinalis
Lavandula stoechas

una vera festa!

il lavandeto di Assisi

Lavanda fiorita in pieno campo

Come mi trovo spesso a dire e consigliare, le piante perenni – le piante in generale – andrebbero viste nel pieno della loro vitalità, quindi nel portamento/comportamento a terra. I colleghi del lavandeto di Assisi offrono l’opportunità di vedere le loro coltivazioni sia questo fine settimana, sabato 23 e domenica 24 – con la nostra gradita partecipazione – che il prossimo (30 giugno e 1° luglio).
Se fate scorrere la pagina web troverete tutte le proposte – che sono moltissime e, sono sicura, ben organizzate – di Lorena e Gino; nel mio piccolo porterò una selezione di fioriture estive che possono ben inserirsi tra una lavanda e l’altra.

vivaio d’aprile

Ora non ho tempo per scrivere niente, ma voglio lo stesso caricare questa immagine, che è così bella e preziosa anche sola.

vivaio d'aprile - Anchusa azurea

vivaio d'aprile - Anchusa azurea

(foto di Andrea Martiradonna)

aggiornamento sapori

È stata aggiornata la pagina “annuali, orto e altro”.
Come forse avete già visto, quest’anno ho seminato alcune erbe aromatiche annuali sia da foglia che da seme. In particolare mi incuriosisce la Nigella sativa perché mi hanno descritto dei deliziosi panini tempestati di suoi semi – da allora credo proprio di non poterne più fare a meno.

aggiornamento

È stata aggiornata la pagina delle mostre mercato.

fioriture di oggi (E.c.)

Euphorbia characias subsp. wulfenii - 25 marzo 2012

Euphorbia characias subsp. wulfenii 25.03.2012

fioriture di oggi (N. x f.)

Nepeta x faassenii - 24 marzo 2012

Nepeta x faassenii 24.03.2012

fioriture di oggi (B.o.)

Buddleja officinalis 21.03.2012

Buddleja officinalis 21.03.2012

fioriture di oggi (E.r.)

Euphorbia rigida 14.3.2012

Euphorbia rigida 14.03.2012

fioriture di oggi (A.m.)

In realtà ha quasi sempre avuto almeno un fiore, anche in pieno inverno. Come già detto, durante i giorni più gelati era stata ritirata in serra fredda (vale a dire non riscaldata) e anche lì non ha mancato l’impegno del singolo fiore – piccolino e sbiadito, per la verità, ma presente all’appello.
Da non confondere con l’A. capensis che è più bassa e assai meno rustica; per l’Anisodontea malvastroides sui testi viene indicata una rusticità -8/-10 °C.

Anisodontea malvastroides - 4 marzo 2012

Anisodontea malvastroides - 4 marzo 2012 -

Lo so, la qualità delle mie foto tende a zero, portate pazienza.