Leggo sull’inserto del Corriere La Lettura di domenica 15 gennaio un trafiletto di Giovanni Caprara:
Il latino non avvolgerà più con il suo fascino del passato le nuove piante scoperte. Da questo mese le descrizioni botaniche saranno in inglese. L’accettazione è ufficiale anche se l’aulica scrittura da tempo sfuggiva. Linneo certo non sarebbe felice ma termini di difficile traduzione e l’immediatezza di Internet lo impongono. Galileo, comunque, per l’astronomia, il latino lo aveva già abbandonato quattro secoli fa.
Cerco approfondimenti in rete e non ne trovo; poi, il lampo: Meristemi! E infatti…