Monthly Archive for November, 2010

consueto appuntamento

Come ogni anno, il comitato che organizza Murabilia promuove un incontro su tematiche inerenti la cultura vivaistica, l’agricoltura in senso più ampio e la diffusione dei contenuti che la riguardano.
Venerdì 26 novembre alle ore 15, presso la Camera di Commercio di Lucca, avrà luogo il seminario:

Pagine verdi – carta, etere, rete

  • Francesco Mati (dell’omonimo vivaio) parlerà dei cataloghi dei vivai
  • Alberto Locatelli (giornalista dell’Informatore Agrario) si occuperà delle riviste di settore
  • Giuseppe Mascambruno (direttore de La Nazione) si occuperà dei grandi quotidiani
  • Vittoria Colonna di Stigliano (presidente Ville e Palazzi Lucchesi) parlerà della comunicazione nell’ambito dei giardini storici
  • Nicola Lencioni (di Anteprimaadv) parlerà di comunicazione grafica
  • Marcello Petrozziello (giornalista) si occuperà di informazione commerciale e giornalismo

Qui trovate la locandina dell’incontro e qualche ulteriore informazione.

l’informazione agra

Leggo sul blog di Mimma Pallavicini una notizia che riguarda Terzigno, un comune in provincia di Napoli protagonista della cronaca in quanto sede di una delle discariche scandalo. In breve, in zona è stato raccolto un limone dalla forma un po’ strana, bitorzoluto, fasciato; prontamente fotografato e battezzato Limone Frankenstein.
Premesso che la questione del trattamento dei rifiuti è un argomento complesso, sul quale ho opinioni abbastanza irrilevanti che mi faccio di volta in volta leggendo e ascoltando le notizie che arrivano sui media, trovo inaccettabile che si utilizzi questa “non-notizia” per creare ulteriore confusione.
Come dice bene Mimma e anche, nei commenti, Lorenza (di iris e libellule) e, proprio ora che scrivo, Renato (di meristemi), le anomalie sono la prassi in natura – anche se detta così sembra un ossimoro. Esiste il cedro ‘Mano di Budda’, esistono variegature causate da virosi e mille altre stupefacenti piccole e grandi variazioni dei fiori, dei frutti e di tutte le parti delle piante. Chiunque abbia un minimo di, non dico dimestichezza, ma semplice vicinanza e desiderio di guardare il verde che gli sta attorno, lo può notare: basta un semplice quadrifoglio!

Che nel napoletano si stia consumando una delle cose più gravi della nostra epoca e che l’inquinamento profondo del territorio sia tragico non c’è dubbio, ma le cose che capitano in ambiti di cui non si sa nulla, non possono essere usate e manipolate a piacimento per sostenere questa o quella tesi.
E poi, siamo così sicuri che il limone bello, lustro, prototipo e fotogenico, sia sano e saporito? Ma qui si apre un altro discorso che prima o poi occorrerà fare.

Update: ulteriori approfondimenti qui.
Un ottimo articolo qui.

“Giardini e no”

Ho letto “Giardini e no” di Umberto Pasti e mi è piaciuto a tratti.

L’inizio è bello, sono solo due paginette ma dense di contenuti e significati che mettono in moto riflessioni; molto semplice, ben scritto, con un suo ritmo e una sua chiarezza di pensiero: predispone alla lettura. Però ancora dobbiamo iniziare, e quel che viene dopo non arriva allo stesso piano dell’apertura, a mio parere è un gradino sotto. Rimane la bella scrittura, ma prende un tono più sentenzioso, velenosetto, giudicante; intendiamoci, il limite è anche mio, ognuno di noi ha preferenze e inclinazioni e io non amo l’approccio polemico sulle piccole cose o, meglio, ritengo fondamentale la critica ma solo se è rivolta a opere per la collettività, se è animata da uno spirito civico implacabile e da un senso di giustizia di ordine superiore.

Tutti noi come singoli siamo così suscettibili di critica, così minuscoli e sbagliati, pieni di errori e contraddizioni, bisognosi di creare e partecipare a qualcosa di più grande o comunque di trovare un aggancio a ciò che di grande c’è in noi. Non riesco a partecipare alla critica sul singolo, cioè, vagamente vedo che ci sono brutture e storture, ma, al grado uno del giardinaggio, credo occorra una certa benevolenza. Trovo meritevole a prescindere che ci si dedichi al mondo della natura e ho fiducia che dal contatto con vite diverse ma affini alla nostra possano scaturire e maturare persone migliori; non è detto che da un primo approccio superficiale e modaiolo non si possa arrivare alla vera gioia della creazione, al perdersi, a capire cose inesprimibili e semplicemente partecipare. Una sola richiesta, credo: che si lavori davvero e anche, spesso, in solitudine in giardino, forse è questo l’unico consiglio che mi sento di dare, di spendere tempo e fisico all’aria aperta. Si possono delegare molti lavori, avere aiuto sia progettuale che operativo, condividere una visione d’insieme con chi ha la giusta professionalità ed esperienza, ma è possibile conoscere la gioia e la ferocia pulita della natura solo nel corpo a corpo.

Quindi, per me, i capitoli sul collezionista, la signora eccentrica, il miliardario, il garden designer, l’orientalista, potrebbero anche non esserci, pur contenendo a tratti espressioni condivisibili e sintesi illuminanti.
Ad esempio quando riflette sul buon gusto:

Il buon gusto fa danni ovunque. Ma in giardino si rivela un autentico Gengis Khan. Probabilmente perché nulla, in natura, è bello di per sé come le piante e i fiori. Osserva la foglia di un Leccio o i petali di un Narciso: ti succede sovente di ammirare un corpo vivo così delicato e complesso, di carezzare quello che potresti scambiare per un oggetto, e palpita invece di un’esistenza misteriosa? Osservare un fiore è come osservare una vita completamente arresa (il fiore non se ne scappa come farebbero la rana o la farfalla) eppure completamente impenetrabile. E’ impossibile immaginare un accostamento più stridente di quello tra bellezza e buon gusto.

Illustra poi un rapporto armonioso con la natura e parla del cosiddetto “giardino del benzinaio”, di quei luoghi ostili in cui a volte si annida la bellezza, il bisogno di riscatto, la ricerca di decoro in un contesto difficile e violento (visivamente aggressivo e volgare, quindi pericoloso). Un capitolo riuscito che mette in luce la necessità primaria di bellezza, da creare, di cui circondarsi, nella quale specchiarci; non lo stereotipo legato alle mode passeggere che con la sua fissità cieca e sorda ci inchioda al cliché, ma il vitale, mutevole, ricco ignoto che ci orienta verso la nostra reale posizione sul pianeta.

Funziona davvero quando è affettuoso e partecipe, nella seconda parte del libro. Il capitolo sulla Baitìa – la casa vicina a quella in cui abita l’autore, nel nord del Marocco -, luogo mitico ma reale dove vive la famiglia Bando, posto in cui le barriere fra specie sono state eliminate, e dove in una danza convivono giovani, vecchi, polvere, piante e animali mescolati, irriconoscibili e interscambiabili tra loro. Il libro è infatti dedicato a due bambini Bando, Mohammed e Lotfi, che mangiano le farfalle.
Ci sono due capitoli finali che possono risultare utili: consigli, riflessioni, letture, personaggi e parallelismi d’arte.

Ricopio qui un paio di spunti di pensiero che servono a tenerci allerta nelle lunghe sere d’inverno o in queste giornate piovose:

Prova a immaginare un capo di stato contemporaneo in giro per i campi a contare le verietà della sua specie botanica favorita. Poi rifletti sul progresso compiuto dall’uomo.

Intuire la possibilità di una relazione diversa da quella attuale tra noi e il mondo è all’origine dal giardinaggio.

Dan Pearson a Roma

Giovedì 2 dicembre, presso la British School a Roma, l’associazione Giardini Aperti – Giardineria organizza un incontro con Dan Pearson.
A differenza della conferenza di giugno, in cui l’autore aveva presentato il libro “Spirit – Garden Inspiration”, ora l’argomento sarà il suo lavoro, sia nell’approccio generale che nell’illustrazione dei singoli progetti.