Yearly Archive for 2008

High Line

Sarà  forse per la possibile, spregiudicata analogia con le mura di Lucca, ma nutro un grande interesse per la riconversione dei binari della ferrovia urbana newyorchese in parco sopraelevato. O forse si tratta di una mai sopita passione di architetto/urbanista per le vicende della città , la fiducia nel progetto di spazi pubblici e la speranza che anche in Italia si aprano nuovi cantieri e prospettive virtuose. O anche la presenza nel team di Piet Oudolf, per il quale ho più volte manifestato stima e apprezzamento.

Molto in sintesi – qui trovate la storia completa scritta (in inglese) e qui un breve video -, l’High Line è un’infrastruttura industriale che nacque negli anni ’30 per facilitare il movimento delle merci attraverso la parte ovest di Manhattan e per evitare che i treni urbani interferissero con il traffico cittadino e causassero incidenti a livello stradale. La struttura fu progettata non come sdoppiamento in quota dei grandi viali, ma come passante attraverso i quartieri, mettendo in comunicazione diretta le fabbriche, i depositi, le officine, i magazzini; di fatto l’High Line penetrava nei palazzi e favoriva il movimento veloce dei beni sia in entrata che in uscita, senza interferire con la viabilità  sottostante.
Il declino di questa organizzazione logistica a partire dagli anni ’50 e ’60 portò ad una progressiva dismissione della linea ferroviaria e alla demolizione delle parti più periferiche, ma già  da allora i cittadini si dimostrarono interessati alle sorti di questo pezzo di archeologia industriale. Nel 1999 fu fondato Friends of the High Line, un comitato di cittadini che invocano il recupero della struttura come spazio pubblico. Come è facile intuire – Manhattan è un luogo di immenso valore immobiliare che attira su di sé molti interessi speculativi -, da allora ad oggi le destinazioni d’uso dell’area si sono modificate più volte, ma, dopo varie vicissitudini, si è arrivati alla scelta di alcuni progetti e addirittura alla realizzazione di parte delle idee.

E’ bello farsi coinvolgere dall’entusiasmo di coloro che credono e partecipano a questa iniziativa nel video che illustra lo stato di fatto e presenta le straordinarie potenzialità  del progetto. L’High Line viene di volta in volta definito il Central Park della nostra generazione, un grande dono, prende in prestito qualcosa dalle generazioni che ci hanno preceduto, gli ridà  vita per regalarlo a quelle che verranno, per innamorarsi della città  di nuovo e ancora.
E strabuzzare gli occhi sulle proposte di Oudolf!

prendete nota

Di ritorno dal convegno sui brevetti per le novità  vegetali, desidero informare i lettori che l’edizione 2009 di VerdeMura si svolgerà  su un tratto di mura diverso rispetto allo scorso anno.

La manifestazione si terrà  da venerdଠ27 a domenica 29 marzo presso i baluardi S. Donato (su piazzale Verdi) e S. Croce (in Pelleria, nei pressi del ristorante “Da Giulio”) – se avete sottomano una cartina di Lucca si tratta dei bastioni all’estremo ovest della cerchia di mura.

Mancano ancora quattro mesi a VerdeMura, ma mi sembra giusto comunicare per tempo questi spostamenti, cosଠche la visita alla fiera sia solo fonte di gioia e soddisfazione e non di stress da parcheggio o scarpinata imprevista.

consueto incontro a Lucca

L’Opera delle Mura ha organizzato per venerdଠ28 novembre un incontro sul tema “La tutela delle nuove varietà  di piante” presso il Centro Culturale Agorà  in piazza dei Servi a partire dalle ore 9:30.

Dal sito di Murabilia:

Un incontro con il quale, oltre ad offrire una panoramica su normative e procedure, si intende offrire un’occasione di dibattito sulla brevettazione e registrazione dei vegetali, dalla fase di ottenimento varietale a quella di applicazione delle procedure e sulle specifiche opportunità Â e implicazioni economiche.

Mi rendo conto che il tema sia di profilo strettamente professionale e difficilmente possa coinvolgere un gran numero di persone, perಠcredo verrà  svolto in maniera gradevole e interessante per molti. Io ci sarà²!

avventure sugli alberi

Mentre lavoro al vivaio mi piace ascoltare la radio. Quest’anno mi sono regalata una nuova radiolina con le batterie ricaricabili a manovella, di marca Età²n, di gomma arancione resistente all’acqua; ce l’ho già  da qualche mese e mi pare faccia il suo dovere in maniera egregia.

In particolare, la mattina ascolto IL TERZO ANELLO su Radio 3, è una specie di tessuto connettivo che tiene insieme diversi programmi su vari argomenti: attualità , scienza, interviste, estratti dai quotidiani, eccetera. Dalle 9 alle 9:30 c’è la lettura Ad Alta Voce di un classico della letteratura. Ogni mese cambiano l’opera e il lettore, ad agosto c’è stato “Le memorie di Barry Lyndon”, poi “Canne al vento” (che a dire il vero non m’è piaciuto), “Un anno sull’Altipiano” letto da Marco Paolini; in questo momento Manuela Mandracchia legge “Il barone rampante” di Italo Calvino.
E’ un vero piacere risentire le avventure di Cosimo – in un libro che di solito viene relegato ai tempi della scuola media – e avere l’occasione di rileggerle adesso indovinando tra le righe l’incanto esotico di Italo bambino al seguito dei genitori agronomi a Cuba. Non è facile trovare descrizioni della natura e degli alberi cosଠriuscite, appassionanti e precise, letterarie ma mai leziose o fini a se stesse. Come dice Tonio Cavilla (che poi è lo stesso Calvino) nella prefazione:

C’è, quasi nascosto dentro il libro, un altro libro più sommesso, di nostalgica evocazione d’un paesaggio, o meglio: di ri-invenzione d’un paesaggio attraverso la composizione, l’ingrandimento, la moltiplicazione di sparsi elementi di memoria. E le pagine lirico-paesaggistiche sono quelle che rivelano una maggiore precisione visiva e linguistica, sono le più elaborate nel senso d’una scrittura musicale, ricca ed esatta.

Il Sito dei Semi

Per quelli a cui piace o piacerebbe seminare qui c’è un sito utilissimo che spiega (in inglese) come farlo e mostra numerose immagini di semi e di piantine appena nate.

California dreaming

Ho letto su Gardens Illustrated di settembre del progetto di Renzo Piano per la California Academy of Sciences. Provo a tradurre il breve trafiletto a corredo delle illustrazioni:

E’ una copertura verde ampia 2,5 acri (più di 10.000 metri quadrati) dall’aspetto futuristico che caratterizza e rende riconoscibile il progetto di ricostruzione della California Academy of Sciences, nel Golden Gate Park a San Francisco. Il tetto del museo di storia naturale riunisce sotto di sà© dodici edifici e contiene una foresta tropicale, una palude ed una foresta amazzonica fluviale; verrà  inaugurato il 27 settembre. Il progetto è del celebre architetto Renzo Piano, autore dello Shard London Bridge.
Il tetto verde è composto di 50.000 vasi/vassoi biodegradabili formati da corteccia tenera e fibra di cocco che seguono le curvature come fossero piastrelle.


L’immagine è stata presa qui.

Sono state selezionate specie autoctone in grado di far fronte e resistere alla scarsità  delle precipitazioni, al forte vento e all’atmosfera salmastra. Tra queste la fragola sudamericana (Fragaria chiloensis), il lupino nano (Lupinus bicolor), il papavero della California (Eschscholzia californica) e la brunella (Prunella vulgaris).

Che dire? Se ci lasciamo guidare dal cinico e civico buonsenso è facile liquidare queste iniziative e considerarle figlie del denaro e dell’esibizionismo statunitensi (in effetti si tratta di un enorme costosissimo artificio). Ma se ripensiamo per un attimo ai nostri musei di storia naturale che il più delle volte consistono in tristi e polverose teche di animali in formalina, non possiamo non sentire il fascino e la forza di un progetto cosଠcomplesso. Personalmente trovo che l’idea di un tetto composto di “tegole” verdi, vive, leggere, biodegradabili e sostituibili sia fantastica e spero serva da sperimentazione per ulteriori progetti.

Montecatini Alto

Come avrete visto dall’elenco degli appuntamenti, quest’anno non parteciperemo a “La Conserva della Neve” a Bagnaia (Viterbo). E’ sempre un peccato saltare una fiera sia per i vivaisti che per i clienti affezionati, ma talvolta impegni inderogabili prendono il sopravvento – in questo caso si tratta di impegni di “figliolanza”.
Domenica 14 saremo quindi a Montecatini Alto ad una piccola fiera nella piazza del paese, per chi abita nelle vicinanze è comunque una buona occasione per conoscerci.

Plant Finder

E’ disponibile sul sito di Murabilia il Plant Finder di cui parlammo a suo tempo qui. Per ora ho visto che non hanno aderito molti vivai, spero che la lista si rimpingui a breve.

seminare zizzania / 3

Siamo arrivati al capitolo finale della semina, quando terminano i nostri compiti e inizia la parte più difficile: l’attesa. E, nonostante siano anni che semino e spesso si tratta di ripetere più che intraprendere, il rito non ha perso di smalto e continuo l’avvincente ciclo di scelta, prova, nascita o disfatta. Certo, esiste ricoltivare, quelle belle placche che arrivano fragranti dall’Olanda, piene di talee, di novità elette dal mercato, ma perché privarsi di un piacere così semplice? Bello avere in catalogo qualche novità, ma bello anche circondarsi e proporre piante che si conoscono da quando erano piccoli semi.

– Abbiamo messo i semi nella terra, ora occorre coprirli con un leggero strato di terriccio. Come consigliano tutti i manuali, lo strato di copertura deve essere sottile, generalmente proporzionato alla dimensione del seme, vale a dire che più i semi sono piccoli meno li si deve coprire. Il ragionamento è abbastanza intuitivo: interrare in profondità significa che se la pianta arriva a germogliare non riuscirà ad arrivare in cima al substrato; più facilmente esaurirà la carica vitale nello spazio di risalita e avvizzirà prima di aver avuto la forza di affacciarsi al mondo.
Quindi coprire il seminato con il terriccio, livellare e premere leggermente in superficie.

– La placca va posta sopra ad una griglia sollevata da terra per impedire dannosi ristagni d’acqua. Ad esempio si può girare sottosopra una cassetta della frutta in plastica che fungerà da base per i contenitori alveolari.

– Annaffiare, anzi, vaporizzare il seminato. E’ bene chiarire che, finché i semi sono sotto la coltre di terriccio oppure le plantule sono appena nate e quindi piccole in tutte le loro parti – apparato radicale compreso – non bisogna esagerare con l’acqua. La prima volta che annaffiamo è bene “impolpare” il terriccio in modo il più possibile uniforme, ma in maniera lieve, leggera, attraverso un vaporizzatore. Nei giorni successivi faremo in modo che il substrato non asciughi mai.
Io sto molto attenta anche alla qualità dell’acqua che uso, probabilmente per molti sarà  un’accortezza eccessiva (che confina col fanatismo, ammettiamolo), ma quando si seminano cose preziose, parimenti bizzose e altrettanto costose, si diventa quasi scaramantici nei propri riti di semina. Quindi se mi vedrete alla fonte a riempire taniche d’acqua, ora sapete il motivo – parlo per i lucchesi.

– Ora occorre trovare un posto per le nostre placche piene di semi e cariche di aspettative. La serra fredda è l’ideale, ma non facciamoci ingannare dal nome, si dice serra fredda un ambiente coperto (nylon, vetro), ombreggiato e posto all’esterno, di fatto può diventare un invivibile forno appena inizia la bella stagione. È un ambiente protetto e riscaldato solo nei momenti di maggior irraggiamento solare, senza ulteriori fonti di calore. Come tutti sappiamo, le serre sono calde finché c’è il sole e diventano fredde appena arriva una nuvola a coprirlo. Ed è proprio questo che desiderano i semi, questa alternanza di caldo e freddo aiuta la germinazione, dovremo quindi cercare di riprodurla nelle semine casalinghe. È per questo che sconsiglio la semina in casa, dove non ci sono sbalzi termici. Ci si può attrezzare una serretta fai da te in un angolo del giardino o sul balcone, l’importante è che sia ombreggiata – non all’ombra, ma protetta dai raggi diretti del sole – e abbastanza grande da assicurare la ventilazione, soprattutto quando le piantine iniziano a crescere.

– Bene, ora aspettiamo vaporizzando.

– Le piante iniziano a fare capolino. I tempi variano moltissimo, alcune annuali si presentano in un paio di giorni e tutte insieme come soldatini, le perenni ci mettono almeno una settimana, di solito due, tre o anche di più. Alcune nascono a singhiozzo, prima poche poi in abbondanza.
La straordinaria variabilità che avevamo visto in nuce nei semi, si traduce nella bizzarria della germinazione e nel successivo dispiegamento del meraviglioso.
A questo punto bisogna imparare a osservare e capire i “messaggi vegetali” – ad esempio se le piantine si allungano troppo (filano) significa che hanno bisogno di più luce – semplici nozioni che si acquisiscono con l’esperienza.

– Quando le piantine saranno alte circa 2/3 cm sono pronte per essere rinvasate. La mia esperienza dice che è meglio rinvasare un giorno prima che uno dopo; le plantule nei contenitori alveolari in serra sono soggette ad ogni tipo di malattia fungina, esiste una vera e propria moria dei semenzali, quindi è bene che le piante raggiungano il mondo esterno in tempi brevi. Alcune, poi, non amano per niente stare in semenzaio (l’ Erigeron karvinskianus, per dirne una) e rimangono basse e stentate pur lavorando nel terreno sottostante, quindi meglio liberarle quanto prima. Altre invece si sviluppano in modo lasco e prostrato sul terreno (i Dianthus, la Gypsophila, eccetera) e diventa difficile estrarle dagli alveoli quando sono più cresciute.

– Estrarle dagli alveoli con molta cautela per non rompere il pane di terra; ci si può aiutare con un lapis a spingere le piantine fuori dai contenitori. Rinvasarle in vasetti non troppo grandi, di solito un diametro 9 è perfetto, in terriccio mescolato con pomice di granulometria fine. Bagnare (questa volta, finalmente, con un normale annaffiatoio) e mettere all’ombra per circa due settimane. Bagnare i vasetti facendo attenzione a non eccedere con le annaffiature – all’ombra le piante mantengono meglio l’umidità  e si tratta di piantine appena rinvasate, con un apparato radicale ancora poco sviluppato.
Spostare al sole e buon lavoro!

the end

aggiornamento

Le pagine del catalogo sono state aggiornate. Alcune piante di nuova introduzione sono ora ben accestite, per alcune rimane la dicitura *disponibile dal mese di settembre*.

seminare zizzania / 2

Dicevamo della semina e prima di tutto sono comparsi gli oggetti che servono affinché tutto riesca bene e senza intoppi, quindi i contenitori alveolari perché ciascuna piantina si faccia spazio senza dover troppo competere con le altre e un tavolo alto a sufficienza per rendere l’operazione agevole. Per me è sempre importante creare le condizioni di lavoro ottimali per svolgere una data mansione, avere gli oggetti giusti a portata di mano e non perdere tempo e attenzione per cercare all’ultimo minuto questo o quell’arnese. Con la semina è tutto più facile poiché richiede davvero poche cose: semi, terriccio, acqua e un contenitore per mettere tutto insieme; il resto – sole/ombra, caldo/freddo, tempo che passa – non dipende da noi, semplicemente fa il suo corso e si fa un baffo dei nostri mestierucoli.

– Riempire i contenitori di terriccio da semina.
Il substrato da semina è di colore scuro, di tessitura fine, leggero e lievemente umido al tatto. So che è poco ortodosso e fa sorridere, ma il buon terriccio si riconosce “a naso”: se odorandolo profuma di sottobosco sano, pulito e umido allora è un buon prodotto, altrimenti rivolgiamo altrove la nostra attenzione. È molto importante che il sacco che contiene il substrato sia tenuto sempre ben chiuso tra un’operazione e l’altra, ciò ne preserva la lieve umidità; infatti, se il terriccio è completamente asciutto saremo costretti ad annaffiarlo di più, infradiciando troppo i semi e impedendo la necessaria aerazione. Chiudere il sacco serve anche a mantenere l’igiene e la sterilità per evitare la proliferazione di funghi e muffe o la migrazione di semi indesiderati.
A questo punto possiamo compattare leggermente la sommità  dei contenitori; può essere utile premere il pollice nel mezzo e creare una piccola concavità, il “letto” del seme.

– Mettere i semi nei contenitori.
Ciascun seme è diverso dall’altro, come ciascuna pianta sarà diversa dall’altra. C’è una grandissima varietà di forme, dimensioni, colori da lasciare stupiti e affascinati e se le mie parole hanno un senso, ecco, desiderano scoccare una freccia empatica verso la materia che vive e ci circonda e che è possibile toccare con mano rispettosa.
La Dierama pulcherrimum fa semi di media grandezza, arancio vivo lucente, piccoli tetraedri perfetti, la digitale è un piccolo seme scuro, invisibile, tondo, che si sparge con facilità anche lasciato a se stesso, i sedum polverizzano semi come sabbia del deserto, la lavanda ha semi neri lucidi con un occhio bianco, profumati, la gaillardia fa dei piccoli proiettili costoluti, l’Alcea ha un seme tondo schiacciato come un bacherozzo arrotolato, le graminacee fanno semi lunghi come fusi, le Compositae in genere fanno dei tubetti rastremati, la Gaura ha i semi grossi e leggeri, eccetera.
La mia regola riguardo al numero di semi per contenitore alveolare è semplice e intuitiva: più sono piccoli più aumenta il numero, se sono medi ne metto tre/cinque per alveolo, se sono grandi ne metto due (nel caso di semi minuscoli, metterli in un foglio di carta ripiegato e farli scorrere fino a destinazione picchiettando leggermente). E poi, più sono piccoli più vanno messi in superficie e coperti con poco, pochissimo terriccio.

continua…

seminare zizzania / 1

Ultimamente capita che mi venga chiesto se, oltre ai vasetti, vendo anche i semi delle piante che abbiamo in catalogo. Ebbene, no. A volte li raccolgo, così, me li trovo in mano ancora prima di decidere che ne farò, ma si tratta di gesti quasi sovrappensiero – alcune piante porgono i semi in una maniera tanto graziosa che rifiutare è scortesia – che terminano con piccoli regali. Certo, regalare semi è facile ma per nulla innocente, si carica l’altro dell’incombenza del lavoro e delle successive aspettative. Insomma, i giardinieri sono dispettosi e spargono prima di tutto la propria irridente malignità.

Guardando nei meandri della memoria del computer ho trovato l’inizio di un pezzo che riguarda appunto la semina. Lo copio e incollo qui con l’impegno di terminarlo presto.

La semina è un piacere solitario, per me. Molte cose che avvicinano al giardino hanno a che fare con piaceri solitari, piaceri che non ci va di condividere e forse molto del fascino che esercitano gli spazi aperti ha a che vedere con la persona che ne è a capo. Essere a capo di un giardino significa prima di tutto curarsene e avere cura è una mansione di sottile, arbitrario potere. Quello che faccio io è diverso da ciò che fai tu, dalla mano di un altro, e se a Guido piace tagliare la siepe di carpino con le piccole cesoie perché nessuna foglia sia malamente smezzata, beh, Guido ha ragione. Guido è il capo del suo giardino, Federica sceglie solo achillee dai colori decisi, Eugenia non sopporta i fiori della santolina e li taglia appena si presentano – e io semino.

Ogni libro di giardinaggio riserva almeno un paragrafo all’operazione di semina; c’è chi le chiama nozioni, chi parla di tecniche, si tratta in tutti i casi di nozioni di base abbastanza generiche, eventualmente corredate di specifiche. Va benissimo partire da quelle, anche perché se ci si addentra subito nella complessità  dell’operazione si offusca il divertimento. E’ bello sapere che si sta compiendo un’azione al tempo stesso antichissima, facilissima e molto complicata, anche se si hanno a disposizione dei banalissimi semi di tagete che germinano a guardarli.
Dirò qui il mio rituale di semina, che senza dubbio presenta affinità  con le tecniche di cui parlano i libri – in fondo si tratta pur sempre di semi, terriccio e acqua – ma che, filtrato da una persona, assorbe esperienza, arbitrarietà  e consuetudini discutibili.

Dunque, prima di tutto la pulizia. Come quando si lavora in cucina e ci si appresta a dare vita a una pietanza, le mani devono essere lavate di fresco, leggermente profumate di sapone. La cucina linda, pronta ad accogliere le fragranze, gli attrezzi lustri, una fucina di cose belle e buone. Anche il mestiere del giardino può essere così.
Io di solito comincio a metà  febbraio a fare pulizia in vivaio. Nelle ore centrali della giornata il sole inizia ad essere generoso. Come un uccello rapace che vede dall’alto una preda e avvicina il suo volo con cerchi sempre più stretti, si abbassa mai perdendo di vista l’obiettivo, ecco, io inizio a sgrossare il lavoro per arrivare alla meta: la semina.
La prima semina arriva attorno al dieci di marzo, forse prima.

– Lavare accuratamente tutti gli utensili con acqua corrente e candeggina molto diluita. Farli asciugare fuori al sole.
E’ molto importante che le placche (alveoli – sono come i contenitori in plastica all’interno delle scatole di cioccolatini, solo bucati in fondo per la fuoriuscita dell’acqua) siano ben pulite e asciutte, lo sporco può essere veicolo di malattie fungine, albergare parassiti e compromettere la buona riuscita della semina.
Mi rendo conto che non tutti a casa saranno forniti di contenitori alveolari, vanno benissimo anche i piccoli vasi delle piantine da orto, oppure le vaschette delle verdure che usano al supermercato (alcune da bucare sul fondo) – io sono più propensa alla prima ipotesi. Nel caso di contenitori troppo grandi, infatti, quando arriva il momento di ripicchettare le piantine e metterle a dimora in un vaso o in piena terra, si rischia di rompere le giovani radici che si saranno inevitabilmente aggrovigliate. Ma, come dicevo prima, ognuno è invitato a provare e trovare il proprio metodo e l’attrezzatura che più lo convince.
Quello che sicuramente non può mancare è un nebulizzatore/spruzzatore/irroratore, insomma, un piccolo marchingegno che nebulizzi l’acqua sulle plantule. Infatti l’errore più comune che viene commesso e che danneggia irreparabilmente la germinazione è l’esagerato apporto d’acqua. Oltre alle placche dovremo quindi smontare e lavare anche il nebulizzatore, in tutte le piccole parti di cui è formato.

– Alzare il tavolo da lavoro.
Forse è un consiglio abbastanza inutile per il neofita che si dedica al giardino per poche ore alla settimana, ma nelle operazioni di rinvaso è molto importante che il piano di lavoro sia alla giusta altezza (90/100 cm). Se lavorate su un piano troppo basso, il dolore alla schiena non vi farà  dormire la notte.

continua…

colmare le lacune

Nei mesi di maggio e giugno la rivista Gardenia offre, con un piccolo sovrapprezzo (5,90 euro oltre il prezzo di copertina), “Rose – la grande enciclopedia illustrata”, traduzione dell’opera “The Royal Horticultural Society Encyclopedia of Roses” di Charles e Brigid Quest-Ritson.

Come ho già  confessato non sono un’esperta di rose, ma ne sono affascinata quindi desiderosa di imparare e i due volumi mi sembrano abbastanza seri e approfonditi da non risultare banali e noiosi ma nello stesso tempo accessibili e divulgativi tali da suscitare l’interesse anche in una neofita come me.

Nota Bene

Quest’anno Murabilia non si snoderà  tra il baluardo S. Regolo e il S. Colombano (dove c’è il ristorante), ma sarà  leggermente spostata ad est, lasciando libero il S. Colombano e occupando il baluardo La Libertà . Per chi arriva dalla stazione ferroviaria c’è semplicemente da proseguire la passeggiata lungo le mura e si incontreranno in successione i luoghi della mostra.

vero lavoro

Finisce il tour de force delle fiere e inizia quello in vivaio. Ma non mi lamento, escludendo le giornate torride, il vivaio è un bel mestiere. Qui ci sono il catalogo da sistemare e alcune parti da rivedere. Sarà  fatto.
Chi mi cerca a Massa Macinaia ora mi trova!

Segnalo la casa editrice Apeiron di Maria Korporal e Gerrit Van Oord ed in particolare la riedizione del libro di Domenico Aicardi “Le Rose – moderne coltivate ed allevate da amatori, floricoltori, seminatori”


pigia sulla foto per avere più notizie

Io sono ignorante in fatto di rose, ma ho dato una scorsa veloce al libro e mi è sembrato interessante. La copertina, poi, è bellissima.
Nota: ho chiesto a Gerrit, che è olandese, la vera pronuncia di Piet Oudolf. Bene, si dice: PIT AUDOLF.

Breaking news: alla “Fiera dei Fiori” presso l’Auditorium di Roma abbiamo vinto il terzo premio per il miglior allestimento :-)

semine

A costo di essere ripetitiva, rendo noto che i semi acquistati presso La Semeria e Seme Nostrum sono germinati con successo e mi stanno dando delle piantine forti e gagliarde. Perchà© è utile ricordare e nominare (spesso) le aziende italiane che lavorano seriamente.

vivacità 

Purtroppo non ho molto tempo da dedicare al sito, siamo arrivati al famigerato periodo dell’anno in cui gli impegni diventano inderogabili. Ovunque si posi lo sguardo o cada il pensiero c’è da fare: i fine settimana sono presi dalle mostre mercato e i giorni in mezzo sono assorbiti dal vivaio. Il resto va a letteralmente a rotoli.

Nella concitazione mi viene in mente un’immagine che vidi qualche mese fa, per caso, dando uno sguardo al sito dell’associazione Hortus Magnus di Salerno. La foto è questa e ritrae un gruppo di signore in compagnia di Ippolito Pizzetti. Bene, le prime due signore sulla sinistra erano a Lucca il sabato di VerdeMura a diffondere un po’ del loro irrefrenabile genuino entusiasmo tra i banchi della fiera! Un grazie alle associazioni – e sono numerose e vivacissime – che si dedicano alla cultura del giardino e dell’ambiente nel nostro paese.

chi e dove siamo

Sul sito di Murabilia – sezione VerdeMura – è uscito l’elenco degli espositori con i rispettivi spazi loro assegnati. Noi saremo al numero 97 con la rigogliosa propaggine ROSANOVA al numero 96.

il “Cerca Piante”

Copio e incollo alcune notizie importanti dai comunicati di VerdeMura:

Alcuni appuntamenti particolarmente significati per il settore del giardinaggio vedranno il loro svolgimento nelle giornate della manifestazione.

Per la salvaguardia e il recupero delle alberature
Durante VerdeMura un'attenzione particolare sarà  rivolta al patrimonio delle alberature del Parco delle Mura attraverso la presentazione dell’accordo realizzato tra Comune di Lucca e Regione Toscana per il cofinanziamento di progetti volti alla salvaguardia e al recupero delle alberature gravemente depauperate dal cancro colorato del platano (causato dal fungo Ceratocystis fimbriata f.ma platani), che ha causato la scomparsa della gran parte delle alberature di platano messe a dimora agli inizi dell'ottocento, durante la trasformazione delle mura da sistema difensivo a struttura ricreativa.
Nel corso degli anni sono stati realizzati numerosi progetti che hanno visto non solo la sostituzione dei platani morti o sottoposti al taglio obbligatorio secondo quanto previsto dal D.M. 17 aprile 1998, con altre entità  vegetali non suscettibili all'attacco del fungo, ma anche interventi sperimentali di nuovi impianti del platano in aree precedentemente occupate da altri platani, in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Patologia Forestale di Firenze, che sembra aver dato buoni risultati.

A.Svi.Co. (Associazione per lo Sviluppo delle Collezioni botaniche)
e Plants Finder

Altro appuntamento particolarmente significativo, in particolare per i vivaisti, ma anche per gli appassionati collezionisti, le istituzioni botaniche e gli organizzatori delle manifestazioni di giardinaggio, sarà  la firma dello statuto della Associazione per lo Sviluppo delle Collezioni Botaniche (A.Svi.Co.), frutto dell'accordo tra gli organizzatori di Murabilia e le principali Associazioni di Vivaisti Collezionisti (Vispi e Viridaria).

L'Associazione si propone di contribuire allo sviluppo delle collezioni botaniche, attraverso un contributo economico ai vivai in possesso di collezioni botaniche di particolare pregio e la realizzazione di strumenti promozionali, quali la creazione di un data base accessibile online sul modello del “Plants Finder” ( o Cerca Piante) della RHS inglese che potrà  consentire di accedere alle informazioni sui vivai in cui acquistare le più diverse specie e varietà  di piante, arricchito da altre notizie quali ad esempio le modalità  di vendita dei singoli vivaisti (per corrispondenza, online, presso manifestazioni o solo in sede), i metodi di pagamento accettati, la pubblicazione di catalogo cartaceo, oppure online, i recapiti, eventuali link web, ecc..

L' Asvico, che vuole avere una struttura snella e che faccia leva sull'entusiasmo di vivaisti, sulle manifestazioni del settore e degli appassionati, ha fissato rigidamente la destinazione dei fondi annuali raccolti (75% come contributi ai vivaisti per premiare le collezioni, 20% per la creazione di un data base sul modello del Plants Finder inglese e solo il 5% è destinato alla gestione ed al funzionamento dell'associazione stessa).
Il “Cerca Piante” sarà  pronto online a settembre in occasione della ottava edizione di Murabilia.

VerdeMura e ROSANOVA

Il 28, 29 e 30 marzo, a Lucca, in occasione della mostra VerdeMura (si tratta di una singola pagina web che non contiene informazioni, ma ha un semplice link al sito di Murabilia in cui si parla dell’appuntamento primaverile), presso il nostro stand potrete trovare alcuni numeri della rivista ROSANOVA da sfogliare e apprezzare. A coloro che vorranno abbonarsi verrà  consegnato il bollettino compilato con gli estremi del conto corrente postale.
Purtroppo i curatori della rivista non potranno essere presenti (a causa di impegni presi in precedenza) in questa occasione, ma per fortuna ROSANOVA ha vita propria e riesce a scavalcare anche queste piccole difficoltà .